Adesso

Le tende alla finestra si stanno muovendo piano, come un torace animato da un respiro calmo, la casa è vuota, ancora per poco prima di cena, fuori muore piano la luce del giorno e dentro ho acceso le luci basse, ascolto un pezzo molto malinconico, piano e tromba, è triste e dolce, ha qualcosa di struggente, sento delle note di un viola che sfuma verso il rosso e ogni tanto una polvere dorata cadere, come fosse un passaggio di luce, ci scrivo sopra senza fermarmi a pensare (questo testo). Come se suonassi al piano la musica che sento, io non so suonare, ma scrivendo mi sembra di suonare il piano. é meraviglioso, la musica accompagna i pensieri che si aprono gli uni negli altri, sento una malinconia ma è dolce. Sento come una piccola felicità, come se stessi vivendo un tempo fuori dal tempo, so che durerà il tempo di questo testo, di questa musica, di questi pensieri che non afferro, eppure mi sembra di sentire la sensazione dell’infinito, se morissi adesso non me ne accorgerei, ho la sensazione che se morissi continuerebbe tutto ad accadere per sempre come sta accadendo. La calma della casa non so se è dentro di me o fuori di me. Mi sento come se la mia vita fosse in ordine e ogni cosa avesse un posto, mentre sono consapevole che non è affatto così, ma in questo momento va bene tutto, è tutto perfetto nella sua imperfezione. Fra poco suonerà il campanello, ma intanto qui è l’infinito. Ho sentito adesso il rumore di un treno, il solito rumore che qui giunge ovattato a cui non faccio quasi più caso, ora l’ho sentito, mi è sembrato bello. Mi sembra di potere sentire tante cose insieme, mi sembra di diffondermi nella stanza, in tutta la casa, fuori, insieme a questa musica, come un suono, come un profumo.  Ho i capelli bagnati raccolti sulla testa, ho appena finito di fare la doccia, mi ci sono infilata quasi automaticamente dopo avere dormito, ne avevo bisogno. Ho dormito profondamente. Mi sono svegliata come se avessi la testa infilata nel casco pesante di un palombaro. Pensavo mentre mi svegliavo. I pensieri affioravano uno ad uno come se liberandosi dalle catene risalissero leggeri dal fondo di un lago, fino alla superficie. Li sentivo lenti. Che avrebbero voluto essere veloci, ma erano lenti. Ho guardato l’orologio, era tardi, ma sentivo che l’ansia per le cose non fatte e da fare che una ad una mi venivano in mente, che l’ansia faticava ad emergere. Ho aperto gli occhi e poi li ho richiusi, più volte, con lentezza. Mi sono venute in mente una ad una delle persone, affetti cari, a cui dovevo telefonare. Ho girato la testa sul cuscino. Mia sorella, un’amica che tra un po’ partorisce e il tempo è volato, un amico lontano. Ho girato, piano la testa sul cuscino. Ho pensato ad ognuno con dolcezza. Lentamente mi sono alzata e lentamente ho camminato. Come se il mio corpo si ricomponesse pezzo per pezzo camminando. Ho acceso le luci della sera, poi la musica, ho messo a cuocere il pesce per cena… un filo d’olio, un po’ d’acqua, due foglioline di prezzemolo, l’aglio e un po’ di vino bianco. Richiudendo il vino mi sono portata la bottiglia sotto al naso, ne ho respirato il profumo e mi è venuta voglia di berne un bicchiere, sarebbe stato assolutamente insolito per me. Mi è venuta voglia di berne un bicchiere ma non l’ho fatto. Ho richiuso la bottiglia, l’ho riposta. Mi sono liberata dei vestiti come fossero stati l’ultima cosa di cui dovevo liberarmi e mi sono infilata sotto la doccia.

Chet Baker & Paul Bley – Diane – ” If I should lose you “

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